Autocontrollo e gestione del comportamento alimentare
Uno dei problemi principali nella società moderna per il conseguimento di un relativo benessere, consiste nel fatto che risulta sempre più difficile dare una direzione alla propria vita assumendosi la responsabilità della medesima in prima persona, costruendo un vero e proprio progetto di vita nel quale il caso, la fortuna e le raccomandazioni non entrano in gioco. Non c’è più bisogno, in altre parole, di assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
A nessuno sembra credibile che la salute possa dipendere, innanzitutto, dalle scelte e dalla responsabilità individuale.
Se accettiamo l’idea che il nostro comportamento possa essere condizionato da suggestioni, ci rendiamo conto e dobbiamo ammettere di non poter mai essere certi di quanto le nostre decisioni dipendano effettivamente dalla nostra conoscenza e consapevolezza, e quanto invece da variabili presenti nell’ambiente.
Il paradosso alimentare
Appena un secolo fa, il problema più diffuso e principale era la fame. Le cose sono cambiate molto in fretta, negli ultimi decenni. La disponibilità di cibo è oggi alla portata di tutti, senza limiti di quantità. Milioni di persone che lavorano per sostenere consumi inutili, nocivi ed eccessivi, dall’informazione pubblicitaria a studi e ricerche per produrre alimenti sempre più appetibili e che creino dipendenza, al mercato dell’intrattenimento dei media che ruota intorno a cuochi, chef più o meno improvvisati, fornelli, pentole e padelle, ricette di cucina, documentari e servizi giornalistici sulle tradizioni culinarie e alimentari del mondo, e così via.
A guardar bene, la fame resta un problema anche ora, ma nel senso che mentre fino a un secolo fa esso consisteva nella necessità di sopravvivere mangiando qualcosa di nutriente tutti i giorni, oggi lo scopo è inverso: la fame è l'ostacolo maggiore al mantenimento di un corretto peso forma, con tutte le conseguenze sulla salute che ne conseguono.
Quando si è in sovrappeso, rinunciare a farsi trascinare dall'attrazione rappresentata dal cibo è difficilissimo. Perché?
Semplicemente perché le persone non hanno altro di più importante da fare; una volta assicurata la sopravvivenza con una moderata introduzione di alimenti variati nella loro composizione nutrizionale, il problema dell'alimentazione non dovrebbe esistere, se si è persone che sono alla ricerca del significato della vita, oltre che cercare il soddisfacimento della fame e del gusto.
Eppure, uno dei paradossi legati all’alimentazione moderna sta nel fatto che la maggior parte delle persone attribuisce ad essa un’importanza enorme, sicuramente esagerata, ponendola spesso al centro di tutta la propria esistenza, con consapevolezza e giustificandone ed esaltandone i connotati culturali e sociali.
D’altra parte, però, quando l’eccesso alimentare produce conseguenze indesiderate, si tende a vergognarsene, a sfuggire la nostra responsabilità e ad attribuire la “colpa” del sovrappeso e delle nostre condizioni di salute e di benessere a qualche causa esterna.
In pratica, si tende sempre più ad attribuire la mancanza di controllo dei nostri appetiti all’alimento consumato o a qualche trauma nascosto, subito nell’adolescenza, nell’infanzia o, addirittura, nel ventre materno. La responsabilità della nostra vita passa quindi dal nostro “Io” alla biochimica degli alimenti; se è così, inutile cercare di migliorare se stessi, inutile impegnarsi per costruire una vita ricca di significato per sé e per gli altri.
Continuiamo ad accettare e confermare così a noi stessi, implicitamente e inconsciamente, che la nostra vita è guidata dall’alimentazione, dai farmaci, dalle imposizioni e prescrizioni e basta, annullando la nostra dignità di essere umano e svalutando la nostra intelligenza.
I dati allarmanti della diffusione della sedentarietà, del sovrappeso, dell’obesità, e in definitiva, dal punto di vista psicologico, della pigrizia, la tradizionale “colpa” si è trasformata in malattia o sindrome: le alterazioni del metabolismo lipidico che vanno ad incidere senza alcuna possibilità di controllo sulla nostra capacità di regolare il nostro comportamento, fanno sì che ognuno di noi, da responsabile della propria vita, sia diventato vittima e oggetto di compassione, di attenzione, ma specialmente di cure.
Brian Wansink, con una serie illuminante di esperimenti, ha dimostrato che la quantità di cibo che ingeriamo è condizionata da numerosi segnali esterni, di cui quasi mai ci accorgiamo. La verità è che mangiamo per le ragioni più svariate, che spesso non hanno niente a che vedere con la fame.
Al cinema gli spettatori mangiavano il 30% in più di pop-corn se avevano un contenitore più grande. “Nessuno ha il minimo autocontrollo”, ha osservato Marion Nestle, esperta di nutrizione e di alimenti alla New York University. “Tutti, proprio tutti, se ricevono porzioni più grandi, ingeriscono automaticamente più calorie”. Per questo motivo, uno degli accorgimenti più semplici ed efficaci per ridurre la voracità e l’ingestione di cibo durante i pasti è quello di curare con molta attenzione l’ambiente circostante, ma specialmente di fare porzioni ridotte di ogni piatto.
Se quello che vogliamo veramente essere è vivere in buona salute, e per farlo abbiamo bisogno di dimagrire, è molto utile imparare a conoscere noi stessi, i nostri limiti, i nostri desideri, le nostre aspettative e su queste basi costruirsi un programma quotidiano dettagliato e particolareggiato di vita.
Se vogliamo cambiare noi stessi, dobbiamo innanzitutto cambiare l’ambiente nel quale viviamo: ad esempio, se vogliamo dimagrire e il frigo e la nostra dispensa sono carichi fino all’inverosimile di cibi allettanti, non si può pretendere la resistenza alle continue tentazioni che questo ambiente produce.
Quindi, la prima regola è di non introdurre nella nostra vita nessuna delle cose che abbiamo bisogno di evitare.
Ricorda: tutto quello che vale la pena fare nella vita è difficile. Occorre porsi nell’ordine di idee che se il cambiamento che noi vogliamo apportare alla nostra vita non è insignificante, allora non sarà insignificante lo sforzo che la vita ci richiede per realizzarlo.