Il Flow
Il concetto di Flow (letteralmente “flusso”, “corrente” ma inteso come “esperienza ottimale”) è stato elaborato da Mihaly Csikszentmihalyi (1990).
L’autore sviluppò il suo lavoro partendo da una riflessione: “le persone sono costantemente alla ricerca della felicità e qualsiasi comportamento venga attuato è in funzione del raggiungimento di questa ipotetica condizione”.
L’autore pone poi l’attenzione sul fatto che “nel campo della felicità, non si registrano progressi!”: disponiamo di beni materiali e di opportunità di cui perfino le persone più potenti di solo cinquanta anni fa neanche immaginavano l’esistenza, ma questo non ci ha reso più felici.
L’esperienza di Flow si caratterizza principalmente con la percezione di un bilanciamento tra il livello di opportunità reperite nell’ambiente (challenges = sfida) e quello delle capacità personali (skills = abilità) nel confrontarsi con esse. Requisito fondamentale è che il livello dei challenges (e di conseguenza degli skills) sia elevato, o meglio superiore alla media delle abituali opportunità d’azione quotidiane: solo in questo caso, infatti, potrà instaurarsi lo stato di Flow.
Il Flow è quella situazione in cui tutto si svolge in armonia con le nostre decisioni: l’atleta che migliora il proprio record, il musicista che compone, l’artista che crea una nuova opera, l’architetto che disegna e ultima il suo progetto, il cuoco che prepara un piatto particolarmente complesso, l’allenatore che guida la propria squadra nell’eseguire al meglio gli schemi, il giocatore di scacchi immerso in una partita.
Il Flow è uno stato che presuppone passione e creatività, il pieno coinvolgimento delle migliori abilità della persona, la sua attenzione totale, la chiarezza della meta da raggiungere, un ottimale senso di controllo, il corpo e la mente impegnati al limite.
L’esperienza ottimale non si verifica a caso ma ha bisogno di essere prodotta e sostenuta. E’ qualche cosa che dipende da noi, che si determina non solo perché siamo protagonisti di quello che stiamo facendo ma perché siamo totalmente coinvolti nell’attività al punto che nient’altro ci importa in quel momento.
Il Flow è quindi uno “stato psicologico di massima positività e gratificazione che si può percepire svolgendo una determinata attività” e corrisponde alla “completa immersione nel compito”. Esperienza soggettiva multidimensionale.
Le 8 dimensioni
1) Azione e Consapevolezza: Una buona metafora di questo aspetto del Flow è il tuffo sportivo, un’arte che richiede di effettuare una performance che sia piena di precisione e grazia, potenza ed eleganza. Nonostante l’attività venga svolta “naturalmente” e apparentemente senza sforzo, in realtà è ben lontana dall’esserlo. La condizione di Flow non può verificarsi senza il supporto di una attività mentale molto disciplinata e senza l’applicazione massima delle proprie capacità. La mancanza o il calo di queste condizioni cancellerebbe immediatamente la condizione di Flow.
2) Obiettivi chiari: L’esperienza ottimale è quella in cui sentiamo di avere il pieno dominio delle nostre azioni tanto da poter esercitare il controllo degli avvenimenti esterni. Affinché questo avvenga è necessario avere definito in modo chiaro e specifico il nostro obiettivo. In altre parole, siamo in grado di esprimere al meglio noi stessi solo quando abbiamo definito specificamente cosa vogliamo ottenere, entro quando, attraverso quali eventuali tappe intermedie e quali saranno le evidenze del raggiungimento dell’obiettivo.
3) Feedback inequivocabile: Il feedback è il segnale o l’evidenza che ci permette di sapere se e in che modo stiamo ottenendo o abbiamo raggiunto il nostro obiettivo prefissato. E’ quindi una condizione di verifica. Perché si possa raggiungere la dimensione del flow è però necessario che il feedback sia immediato e inequivocabile. Il Flow è uno stato di durata limitata, è quella sensazione piacevole e di felicità che nasce dal coinvolgimento, quindi contemporanea all’azione.
4) Concentrazione totale sul compito: Il flow è quello stato in cui l’individuo è nel “qui ed ora” e la mente non vaga tra passato e futuro ma è associata interamente al corpo e alle emozioni e le uniche informazioni che filtrano sono quelle utili in quel momento e per svolgere quell’attività. Nel Flow l’individuo è in grado di accantonare qualunque altro pensiero e preoccupazione e si focalizza completamente sul compito che sta svolgendo.
5) Paradosso del controllo: Un’altra componente delle esperienze in cui siamo nel Flow è il senso di controllo o meglio “la mancanza di preoccupazione per l’eventuale perdita di controllo”.
6) Perdita di autoconsapevolezza: Senso di perdita di autoconsapevolezza che consiste nel non prestare attenzione al nostro ego. Questo avviene nelle situazioni in cui non si mantiene più la preoccupazione di sé, del fare “bella figura”. L’autoconsapevolezza del proprio io è assorbita nell’azione, nel compito, nella sfida. Questo è possibile proprio perché ci si è – temporaneamente - “dimenticati” di sè stessi e ci si preoccupa solo di che cosa si fa.
7) Destrutturazione del tempo: Un elemento ricorrente nei racconti di chi descrive la propria esperienza di Flow è proprio un alterato senso del tempo e la scomparsa temporanea delle necessità fisiche di base. Il tempo va ad una velocità diversa: può sembrare che scorra più lentamente o più velocemente, comunque pare subire una dilatazione e una destrutturazione; sicuramente il tempo di chi “osserva” (il tempo, per così dire, oggettivo) viaggia ad una velocità diversa da quello di chi sta immerso nella sua esperienza Flow.
8) Esperienza autotelica: Autotelico viene dal greco e la parola “telos” significa “fine”, “obiettivo”; un’esperienza “autotelica” quindi è quella in cui la persona è concentrata e attenta alla realizzazione della attività stessa e al piacere che prova nel farla e non alle conseguenze e alle eventuali ricompense dell’attività stessa. La motivazione all’azione nasce quindi dal piacere intrinseco, fine a se stesso, che si prova proprio nello svolgere quella determinata attività.
La vita come esperienza autotelica è come una vita che merita di essere vissuta. Una vita in cui si è sempre impegnati a esplorare, a conoscere, a migliorare se stessi e l’ambiente, a vivere con la massima intensità possibile ogni momento di essa.
Ricapitolando, chi è nel flow:
- sente di essere completamente coinvolto, focalizzato, concentrato;
- sa che l’attività è fattibile e che le abilità che possiede sono adeguate allo scopo e saranno utilizzate al massimo ma non oltre (non c’è ansia né noia);
- sente di essere fuori dalla realtà ordinaria, non avverte più i bisogni fisici, non nota più il passare del tempo (si sente quasi in “estasi”);
- è assolutamente focalizzato sul presente (è nel “Qui ed Ora”);
- avverte una grande chiarezza interiore, sa cosa è necessario fare e in che modo l’attività andrà bene;
- avverte un senso di “serenità”: nessuna paura né difesa di sè; ha la sensazione di andare oltre e trascendere il proprio ego, di fare parte di un sistema più grande, di muoversi in armonia con l’attività intrapresa, come dentro una corrente, un flusso;
- sente una motivazione intrinseca all’azione: qualsiasi cosa produca il Flow quella diventa la stessa ricompensa.
Felicità e senso della vita
L’interpretazione degli eventi dipende anche da fattori culturali e sociali ma soprattutto dal valore che a livello individuale attribuiamo alle singole esperienze che facciamo. La felicità è quindi una “condizione innaturale” che ha bisogno di essere generata e mantenuta.
Le persone che mantengono il controllo delle proprie esperienze e fronteggiano sfide che le impegnano al massimo senza però richiedere di andare pesantemente oltre i propri limiti sono quelle maggiormente in grado di determinare la qualità della propria vita. Questo è il modo migliore per avvicinarsi alla condizione di felicità.
Secondo Csikszentmihalyi la felicità non deriva dalla fortuna o dal caso e non è determinata da eventi esterni al di fuori del nostro controllo ma è strettamene legata alla nostra volontà e a come ognuno di noi interpreta gli eventi che accadono e le esperienze che compie. “L’esperienza non è ciò che accade ad un uomo, ma è ciò che un uomo fa con ciò che gli accade”.
"Più di qualsiasi altra cosa, gli uomini e le donne ricercano la FELICITA’." Aristotele.